Scuola e omotransfobia.
La lotta per la visibilità e i diritti dentro e fuori le scuole
Segreteria Lgbt del Pstu
Il dibattito sul Ddl Zan (in merito al quale abbiamo pubblicato un articolo su questo stesso sito) sta suscitando anche una discussione nelle associazioni e nei collettivi studenteschi. Traduciamo e pubblichiamo qui un articolo della Segreteria Lgbt del Pstu (sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale) relativo alla lotta contro la omotransfobia nelle scuole e tra gli studenti. Pensiamo sia utile per dimostrare che solo con la mobilitazione e la lotta di classe – non certo con manovre politiche borghesi - si possono difendere realmente i diritti delle persone lgbt (nota della redazione).
L'insegnamento e il dibattito sulla sessualità nelle scuole devono essere difesi instancabilmente dalla classe operaia, perché sono temi quasi assenti nelle aule, pubbliche o private, ma molto importanti per i giovani e la classe operaia, soprattutto per le lavoratrici e i lavoratori lesbiche, gay, bisessuali, travestiti e transgender (Lgbt) e per i poveri.
In particolare per noi, donne lesbiche, bisessuali e trans, si tratta di discussioni essenziali nella lotta contro le violenze sessiste, razziste o comunque subite per il nostro orientamento sessuale e per la nostra identità di genere. E, proprio per questo, devono essere all'ordine del giorno nella difesa della visibilità.
La scuola dovrebbe dare accesso alla conoscenza che l'umanità ha prodotto e aiutare a capire la realtà. Dovrebbe anche discutere di sessualità e insegnare il rispetto per le donne, i neri e gli Lgbt. Tuttavia, il sistema educativo riproduce le ideologie dominanti e le relazioni interpersonali al suo interno riflettono ciò che c'è di peggio in esso.
Il genere e la sessualità, per esempio, sono trattati come tabù sociali e questo veto al dibattito favorisce ideologie ancora più borghesi, come il maschilismo, il razzismo e la omotransfobia. Pertanto, c'è una diffusione della lesbo-bifobia e una totale invisibilizzazione delle donne lesbiche e bisessuali nell'ambiente scolastico.
La scuola organizzata dalla società capitalista rende difficile combattere l'oppressione
La scuola è generalmente un ambiente oppressivo che favorisce il bullismo, i pregiudizi degli insegnanti e del personale, le aggressioni fisiche, psicologiche e verbali. I casi più eclatanti avvengono al di fuori delle mura scolastiche. E la transfobia, in particolare, è responsabile dell'abbandono scolastico di molti studenti.
C'è una forte pressione sulle persone Lgbt affinché «restino nell'armadio» (nascoste), il che rafforza la lesbofobia. Una delle conseguenze di ciò sono i casi di suicidio, che, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), è la seconda causa principale di morte in Brasile dei giovani tra i 15 e i 29 anni.
Secondo il portale della pubblicazione statunitense Contemporary Pediatrics («Pediatria Contemporanea», 10/1/2019), su scala globale i giovani lgbt hanno tre volte più probabilità di compiere un tentativo di suicidio rispetto agli altri adolescenti, e il tasso è più alto tra gli adolescenti transgender (sei volte più degli eterosessuali).
La struttura da sempre oppressiva del sistema scolastico è stata ulteriormente rafforzata negli ultimi anni dalle azioni dei settori conservatori e fondamentalisti di ultradestra che intossicano il paese. Dal 2004, il cosiddetto Progetto Scuola Senza Partito, redatto dall'avvocato reazionario Miguel Nagig e ripresentato all'inizio del 2019 dalla deputata Bia Kicis (Psl, un partito conservatore di destra), è stato presentato al Congresso con l'obiettivo di adottare misure efficaci per impedire una presunta pratica di «indottrinamento politico e ideologico» nelle scuole, così come «l'usurpazione dei diritti dei genitori di far ricevere ai propri figli un'educazione morale conforme alle proprie convinzioni». Il che, in pratica, significa un tentativo di censurare e azzerare nelle scuole il dibattito su discriminazione razziale, identità di genere, orientamento sessuale e sessualità in generale. E, anche se non è stato ancora approvato, è importante dire che il progetto, noto anche come «Scuola imbavagliata», è servito come base per la totale esclusione del tema Lgbt nel Piano Nazionale di Educazione (Pne) nel 2014, riflettendosi anche nei Piani Comunali di Educazione (Pme), come a Niterói (Stato di Rio de Janeiro) e in molte altre città del paese.
Ribellione contro i bavagli e l'oppressione
Tuttavia, tutta questa oppressione è stata messa in discussione dai giovani, in particolare dai giovani poveri e delle periferie. Nel 2016 gli studenti, in risposta alla precarietà delle scuole, ma anche nella lotta in difesa dei loro diritti democratici e di un'educazione di qualità, hanno occupato migliaia di istituti scolastici, dando lezioni di combattività, con metodi di autorganizzazione, garantendo il funzionamento delle istituzioni, organizzando lezioni gratuite e invitando la comunità a partecipare.
E, nella maggior parte dei casi, si sono anche concentrati sul tema della lotta contro l'oppressione e hanno dato il via a un'ondata di ribellione contro l'offensiva della borghesia e il suo tentativo di azzerare i loro sogni. Quando sono scesi in strada, come hanno dichiarato, non hanno «dato tregua ai governi» e molti governanti hanno dovuto fare marcia indietro. Ma all'interno delle occupazioni, anche le donne, gli uomini e le donne di colore e gli Lgbt «non hanno ceduto» al pregiudizio e all'emarginazione, promuovendo dibattiti, eventi culturali, hip hop slam e varie attività per promuovere il dibattito e dar voce a coloro che di solito sono messi a tacere e invisibilizzati.
E, per quanto i conservatori lo neghino, è stata questa ondata ribelle (così come le costanti proteste degli insegnanti e di altri settori della comunità scolastica) che ha democrazie cominciato a bloccare l'avanzata del fondamentalismo. Non è un caso, per esempio, che già nel 2017 il governo di Alagoas sia stato costretto a sospendere una legge statale ipocritamente battezzata come «Scuola libera», ma il cui testo è una copia, quasi parola per parola, della «Scuola senza partito» di Nagib.
Così come, di fronte alle reazioni, il Tribunale Supremo Federale (Stf) è stato costretto a prendere posizione sulla legge di Alagoas e ha finito per stabilire, lo scorso 20 agosto, con nove voti contro uno, che è incostituzionale. Questo è un precedente importante contro leggi del genere che vengono discusse dalla Corte Suprema.
Al di là delle formalità e delle «leggi che nessuno può vedere...»
Sappiamo però che nelle «dei ricchi» le leggi valgono molto poco, non garantiscono praticamente nulla e vengono disattese senza alcuna cerimonia. Qualcosa di particolarmente vero nell'educazione.
L'inclusione dell'educazione sessuale (permettendo il dibattito sui vari orientamenti e identità) nei Parametri Curricolari Nazionali (Pcn), per esempio, è stata una conquista che ha cominciato ad essere elaborata nel governo di Cardoso ed è diventata poi una «bandiera» dei governi del Pt di Lula e Dilma. Tuttavia, questo progetto è stato solo parzialmente messo in pratica nelle scuole: i lavoratori dell'educazione hanno fatto uno sforzo per garantire realmente il dibattito. In realtà nessun governo ha investito nella formazione degli insegnanti sui temi della sessualità, della discriminazione razziale, della diversità sessuale e dell'ambiente, e tali temi sono stati inclusi in modo «trasversale» e solo «raccomandati» nei curricoli e nei programmi delle materie.
E, anche quando l'argomento entrava nelle aule, era molto raro che si parlasse di omosessualità femminile, dato che le proposte curricolari non menzionavano nemmeno l'affettività e la salute delle donne lesbiche. E, inoltre, non possiamo dimenticare che sono stati proprio i governi del Pt a minare gradualmente le basi del progetto che si supponeva difendessero: hanno sostenuto, soprattutto nell'amministrazione Dilma, il fondamentalismo religioso accantonando misure di contrasto all’omotransfobia, come il già limitatissimo kit anti-omofobia e le leggi che criminalizzavano la omotransfobia. Entrambi si sono trasformati in merce di scambio nell'acquisto dei voti del «Bible Caucus» (corrente religiosa reazionaria, ndt).
Ciò che era male è peggiorato
Bolsonaro vuole distruggere tutti i servizi pubblici che sono fondamentali per la classe operaia e, pian piano, sta approfittando della catastrofe nazionale per rimuovere e attaccare i diritti sociali, culturali e politici. Il suo obiettivo è quello di andare avanti con le privatizzazioni di modo che rimangano più soldi da dare ai banchieri, ai proprietari terrieri e agli altri grandi uomini d'affari capitalisti.
Nell'educazione, questo si traduce nello smantellamento della scuola pubblica e in una campagna di demoralizzazione dei lavoratori dell'educazione, con una serie di attacchi alla libertà in insegnamento, ad esempio in merito alle unità didattiche e a ciò che si fa in classe.
Anche per quanto riguarda la lotta contro l'oppressione, il presidente genocida ha da tempo rivolto le sue armi contro ciò che chiama l’«ideologia di genere», quando in realtà, da sempre, come abbiamo già detto, ciò che esiste nelle scuole e nelle università è la diffusione di ideologie oppressive. L'obiettivo del governo è solo quello di rafforzarle ancora di più, riducendo l'insegnamento dell'educazione sessuale e, di conseguenza, rafforzando i settori e le pratiche omotransfobiche, anche nell'ambiente scolastico.
Questi settori conservatori e fondamentalisti alleati con Bolsonaro propagano l'idea che il sesso e la sessualità non dovrebbero essere discussi da nessuna parte, tanto meno a scuola. Secondo questa visione, qualsiasi iniziativa per volta a promuovere questi dibattiti è considerata «pornografia» o tentativi di «corrompere l'innocenza dei bambini».
Questo è assurdo. Il problema è esattamente opposto. Si tratta di cercare di creare un ambiente più accogliente per i bambini e gli adolescenti, combattere la diffusione della violenza e promuovere la salute sessuale, con materiali preparati da professionisti e coerenti con la fase di sviluppo di ogni gruppo di età.
Sia come sia, alla luce di questi obiettivi, sia con il governo Bolsonaro che con i governi precedenti, dal ridurre a pura formalità le questioni che riguardano la vita delle donne lesbiche e bisessuali si è passati all'odio esplicito.
Il progetto relativo all’educazione si è concretizzato in un insieme di attacchi contenuti nella riforma dell'insegnamento e nell'istituzione, relativa alla cosiddetta Base Curricolare Nazionale Comune (Bcnc), che sostituisce i Pcn. Espressione dell'impreparazione palese di questo governo su tutto ciò che riguarda la scienza e l'educazione, la proposta del Bcnc, con una verbosità infinita, può anche menzionare la lotta contro le malattie sessualmente trasmissibili e la discussione sulla sessualità, ma non osa mai menzionare il sesso tra due donne. E non è tutto. Essendo parte di un attacco più globale all'educazione pubblica e ai diritti in generale, il lavoratore dell'educazione che cerca di discutere di sessualità, rispettando le identità omoaffettive o di genere, è soggetto a persecuzioni o molestie morali.
Riassunto? È sempre più raro che questi temi vengano portati nelle aule e discussi in progetti pedagogici. E, come conseguenza diretta e indiretta di ciò, la omotransfobia è aumentata nelle scuole e nella società. L'alto tasso di abbandono scolastico dovuto alla omotransfobia è un riflesso di questo.
L'educazione a distanza e le sue conseguenze per le persone Lgbt
Nel mezzo di una pandemia che ha ucciso milioni di persone, i governi si rifiutano di garantire una quarantena per tutta la classe operaia. E, nell'educazione, offre ora due opzioni: mandarci al macello, con la riapertura delle scuole, o usare la cosiddetta «educazione a distanza».
In particolare, per quanto riguarda l'educazione a distanza, si deve notare che non solo ha portato alla precarizzazione dell'istruzione, ma rende anche difficile la lotta contro l'oppressione nella scuola, data la sua strategia incentrata esclusivamente sulla trasmissione di contenuti, escludente e antidemocratica. È una politica che svolge un ruolo chiave nell'accelerare la privatizzazione, poiché distrugge il principio di universalizzazione dell'educazione pubblica, cioè esclude la classe operaia e i suoi settori oppressi dalla scuola.
Questo modello di «educazione per chi può e non per chi vuole» aiuta anche il controllo ideologico. Rende difficile la lotta contro il razzismo, il sessismo e la omotransfobia, poiché esclude il dibattito collettivo, facilitando gli attacchi agli studenti e anche agli insegnanti, che rimangono isolati, senza testimonianza collettiva e in balia di una «scuola con bavaglio». Allo stesso tempo, nell’educazione a distanza brasiliana, gli studenti vengono riempiti di dispense e materiali provenienti da istituzioni private, senza la partecipazione degli insegnanti (lasciati a casa senza lavoro), senza dibattiti sulle oppressioni.
Proprio per questo motivo, bisogna notare che, in un momento di pandemia, la mancanza di uno spazio dove gli adolescenti possano esercitare il loro orientamento e la loro identità di genere ha causato numerosi disturbi. Ciò conferma ancora di più l'importanza di promuovere l'educazione sessuale, non solo all'interno delle aule, ma anche nella comunità scolastica nel suo insieme, compresa la formazione degli educatori. In altre parole, questa è anche una lotta dei giovani poveri delle periferie, delle donne, dei neri e degli Lgbt, in unità con i lavoratori dell'educazione e la classe operaia nel suo insieme.
L'educazione sessuale nelle scuole ai tempi del governo Bolsonaro
Di fronte a un quadro come questo, quando si parla di visibilità lesbica e bisessuale dal punto di vista dell'educazione, una prima e urgente misura e bandiera di lotta è la rivendicazione di progetti di educazione sessuale a tutti i livelli di istruzione, ma anche che siano, nei fatti, attuati.
Molti educatori non sono preparati a risolvere tali conflitti nell’ambiente scolastico. In questo senso, è importante assicurare la formazione dei professionisti dell'educazione per affrontare questi temi e combattere l'oppressione all'interno delle scuole, invece di riprodurla.
Di fronte al disprezzo delle istituzioni del sistema nei confronti dell’oppressione o, peggio, come abbiamo visto, all'uso di queste stesse istituzioni per fomentare l'emarginazione e il pregiudizio, non c'è modo di garantire la protezione dello studente che subisce lesbofobia o bifobia.
Pertanto, questa è una lotta che dovrebbe essere abbracciata da tutti i settori coinvolti nel processo di insegnamento-apprendimento e, sulla base di essi, essere portata alle comunità, soprattutto nelle periferie. Per esempio, quando il movimento studentesco discute la questione della omotransfobia e le rivendicazioni delle donne lesbiche e bisessuali, quest’ultime si sentono più forti nelle lotte dei giovani.
La scuola è anche un luogo di organizzazione e di lotta
Anche a causa di questa politica reazionaria, sempre più giovani usano l'ambiente scolastico come spazio per «uscire dall’armadio» (dichiararsi omossessuali), perché hanno l'appoggio dei loro coetanei, di molti educatori che già lottano contro l’omotransfobia o di realtà del movimento studentesco. Quindi, pur con tutte le difficoltà e le rigidità istituzionali, la scuola può essere anche un luogo di organizzazione e di lotta.
Quindi, non possiamo che accogliere con favore il fatto che gli studenti si stiano organizzando e discutendo sempre di più della necessità di lottare contro le ideologie borghesi, affermando la loro identità di genere e i loro orientamenti sessuali e portando il dibattito in classe. Ed è necessario che gli insegnanti accompagnino questo processo, non ponendosi come ostacoli e agenti oppressivi (cosa che, sappiamo, non è rara), creando quindi un punto di appoggio per combattere la discriminazione.
Tutte le iniziative che possiamo attuare per favorire la visibilità e tutte le conquiste guadagnate o mantenute sono importanti. Tuttavia, niente di tutto ciò può essere staccato da una prospettiva globale, dalla necessità di assumere il controllo dello Stato, responsabile delle direttive dell'educazione, del suo contenuto, delle condizioni di lavoro, dei curricula, ecc.
Quindi, per avere un'educazione pubblica gratuita e di qualità e un'educazione sessuale, con un dibattito sul genere e sugli orientamenti, è anche necessario lottare per queste cose in una prospettiva socialista. È anche necessario «educare alla Rivoluzione», perché solo attraverso un governo socialista, basato su consigli popolari che dirigano il sistema scolastico riflettendo la diversità della classe operaia e dei giovani, è possibile sviluppare scuole libere ed egualitarie, dove non ci sia oppressione o sfruttamento.
(traduzione dal portoghese di Natalia Tucunduva)