Partito di Alternativa Comunista

Usa: scendiamo in piazza per difendere il diritto di aborto

Usa: scendiamo in piazza per difendere il diritto di aborto

 

 

di Dolores Underwood (Workers’ Voice - Stati Uniti)

 

 

Il 2 maggio il sito d’informazione politico.com ha diffuso la bozza di una decisione della Corte Suprema che, se approvata, ribalterebbe la sentenza che dal 1973 garantisce l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza a livello federale negli Stati Uniti, la sentenza Roe contro Wade. L’autenticità della bozza è stata confermata, certificando così che la Corte si prepara a restringere l’accesso all’aborto in tutto il Paese. Negli Stati Uniti, anche se l’aborto è legale a livello federale grazie a questa storica sentenza, non c’è una legge unica che stabilisce le modalità di accesso all’aborto e ciascuno Stato può regolarsi come ritiene, nei limiti della sentenza: è la ragione per cui ormai da anni l’aborto è teoricamente legale ma di fatto estremamente limitato. Se la sentenza Roe contro Wade verrà ribaltata, saranno i singoli Stati a determinare la legalità della procedura: secondo alcune proiezioni almeno 25 Stati sono pronti a vietare immediatamente l'aborto e altri 13 sarebbero pronti a vietarlo attivando apposite leggi. Proponiamo la posizione assunta nel dibattito dalla sezione statunitense della Lit-Quarta Internazionale, intervento mirato a mettere in luce prima di tutto quanto ancora una volta siano colpite le categorie doppiamente oppresse della classe proletaria e in secondo luogo la responsabilità del Partito democratico che si sta occupando della questione solo per un tornaconto elettorale in previsione della scadenza di voto a novembre. A dimostrazione ancora una volta che nessun governo si occupa delle nostre necessità e che la battaglia per la difesa dei nostri diritti non può avvenire per via riformista ma con una mobilitazione massiccia a fianco dei nostri compagni (nota della redazione web).

 

Secondo una bozza di parere della maggioranza, scritta dal giudice Samuel Alito, la Corte Suprema è pronta ad annullare la storica sentenza Roe contro Wade, che garantisce il diritto all'aborto. È probabile che la sentenza vieti o limiti ulteriormente l'aborto in 28 Stati, il che significa che più della metà dell'accesso legale all'aborto per le donne in età riproduttiva potrebbe scomparire da un giorno all'altro. Il divieto colpirà in modo sproporzionato le donne nere, oppresse per la loro classe e per la loro razza, che hanno già da quattro a cinque volte più probabilità di abortire e più probabilità di non avere accesso alla contraccezione.
Diventa indispensabile scendere in piazza per opporsi alla sentenza della Corte Suprema e chiedere una legge federale che garantisca un aborto completo, libero e sicuro per tutti, nonché pari diritti e tutele per la comunità Lgbtqi. Non possiamo aspettare fino a novembre; abbiamo bisogno di diritti riproduttivi ora! Le organizzazioni sindacali, i giovani e i gruppi comunitari devono unirsi a questa lotta per costruire un'azione di massa indipendente nelle strade. È così che è stato conquistato il Civil Rights Act ed è ciò che serve oggi.
L’indignazione per il diritto all'aborto viene cinicamente utilizzata dai Democratici per spingere gli elettori alle urne. La popolarità in calo dell'amministrazione Biden riguardo all'inflazione, le promesse annullate sulla crisi climatica e il continuo sostegno alle corporazioni americane vengono messi da parte. Non dovrebbe sorprendere nessuno che il partito che non si è mai mosso per codificare l'aborto in legge, cerchi di farlo quando ovviamente non ha i voti. Dopo aver fallito con l’approvazione della legge sulla protezione della salute delle donne che proponeva di codificare l'aborto in legge, pretendono di essere i paladini dei diritti delle donne. Il partito che ha costantemente fallito nell'approvazione della legge a favore dell'aborto non ne sarà ora il campione. Non possiamo fidarci o dipendere da loro.
Mentre i Democratici colgono disperatamente questo momento per radunare gli elettori nelle urne, noi dobbiamo rimanere saldi come movimento indipendente e di massa, svincolato dai due partiti borghesi, e unire la lotta per i diritti riproduttivi con la lotta per i diritti Lgbt+. È giunto il momento di prendere spunti dai recenti esempi di movimenti di donne che hanno codificato con successo la legislazione per l’aborto gratuito e a richiesta e per le cure riproduttive. In America latina, nei Paesi a stragrande maggioranza cattolica, le donne della classe operaia hanno mobilitato milioni di persone e hanno fatto ricorso ad azioni di massa per lottare per questo diritto.

 

Un attacco a qualcosa di più del diritto all'aborto

È chiaro che la corte di maggioranza conservatrice cerca di rafforzare il regime capitalista di riproduzione sociale ed eteronormatività e apre la strada a nuovi attacchi ai diritti delle persone queer, di genere non conforme e trans. A seguito della divulgazione della bozza, i legislatori di destra in molti Stati stanno preparando leggi che limiterebbero fortemente la libertà riproduttiva delle donne. Dopo le proposte di legge presentate in Texas e Oklahoma per criminalizzare l'aborto, i senatori hanno chiesto che i preservativi siano vietati e che la contraccezione sia legale solo per le coppie sposate. In base a un recente disegno di legge in Louisiana, una donna che cerca di abortire in un mondo post-Roe sarebbe accusata di omicidio (dopo un’ondata di proteste, questa disposizione è stata poi rimossa dal disegno di legge). Anche il ricorso alla fecondazione in vitro, ai dispositivi intrauterini e alla contraccezione d’emergenza sarebbe illegale.
Il modo in cui viene argomentato il progetto di parere della Corte è un attacco diretto alle persone con capacità riproduttive, alle donne e alla comunità Lgbtqi. Alito afferma che «la Costituzione non fa alcun riferimento all'aborto, e nessun diritto di questo tipo è implicitamente tutelato da alcuna norma costituzionale». Questa formulazione giuridica fa vacillare altre sentenze storiche che non sono esplicitamente menzionate nella Costituzione, come il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l'accesso ai contraccettivi. Dobbiamo collegare la lotta per l'aborto all'oppressione della comunità Lgbt+, dove diversi Stati stanno attualmente ampliando la legislazione che mira alla discriminazione contro le persone non binarie, proibisce ai medici di eseguire interventi chirurgici per il cambio di sesso e impone ordini di bavaglio educativo.

 

Dove Roe ha fallito

Sebbene la bozza di sentenza rappresenti un'accelerazione scioccante nel degrado dei diritti riproduttivi, la realtà è che l'aborto e i servizi di salute riproduttiva sono stati limitati in tutto il Paese per decenni. Quasi il 90% delle contee del Paese non dispone di cliniche per l'aborto. Di conseguenza, le donne nere, migranti e della classe operaia hanno vissuto per anni senza accesso ai servizi di salute riproduttiva.
Come abbiamo sostenuto in altre sedi, mentre [la sentenza, ndt] Roe contro Wade, pur rappresentando un importante passo avanti, non è riuscita a garantire un diritto permanente all'aborto codificato nella legge federale. Nel 1976, appena quattro anni dopo l’approvazione di Roe, il deputato Henry Hyde introdusse l'emendamento Hyde, che proibiva l'uso di fondi federali per l'aborto. Il Congresso ha rinnovato l'emendamento Hyde ogni anno dalla sua introduzione. Nel 1992, una seconda sentenza della Corte Suprema, Planned Parenthood contro Casey, ha ulteriormente eroso la Roe sostenendo che gli Stati potevano imporre restrizioni all'aborto se non rappresentavano un «onere indebito». Il criterio dell'onere indebito significava che gli Stati potevano imporre leggi volte a persuadere le persone incinte a portare a termine la gravidanza: ritardi obbligatori di 24 ore, consulenze di parte e obblighi di notifica ai coniugi, solo per citarne alcuni. Le leggi Trap (Targeted Restrictions on Abortion Providers), in aumento dopo Casey, prendono di mira i medici che forniscono servizi abortivi e impongono onerosi requisiti legali.

 

Come costruire un movimento indipendente e vincere

La decisione trapelata ha giustamente innescato mobilitazioni in tutti gli Stati Uniti in quanto gli attivisti chiedono che il diritto all'aborto sia sancito dalla legge federale. Mentre il volontariato, l'educazione della nostra comunità e le donazioni aiuteranno chi ha bisogno oggi, la situazione attuale richiede una mobilitazione su larga scala. Non possiamo accettare la decisione antidemocratica di un'istituzione reazionaria come la Corte Suprema. Come ha detto Eugene V. Debs, «La Corte Suprema non è il tribunale di ultima istanza; lo sono le persone».
La situazione negli Stati Uniti è drammatica, ma negli ultimi anni il mondo ha visto importanti vittorie nella conquista del diritto all'aborto. Le mobilitazioni di successo in Argentina, Cile, Porto Rico e Colombia possono mostrarci come vincere negli Stati Uniti. In Argentina, ad esempio, la lotta per l'aborto legale ha richiesto anni e centinaia di azioni e mobilitazioni crescenti. Nonostante i continui tentativi di cooptazione da parte dei governi progressisti, la loro lotta è rimasta di base, svolgendosi nelle scuole, nelle città e nei sindacati. Il coordinamento del movimento e le decisioni sui passi successivi sono stati presi in modo democratico e indipendente. Inoltre, hanno collegato la lotta contro l'imperialismo con la lotta per la salute riproduttiva per tutti: nel loro programma hanno incluso la lotta contro i tagli alla spesa sociale giustificati dalla necessità di pagare il Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Nonostante questo orientamento, la pressione per riporre le speranze nei governi «progressisti» è molto forte. Dobbiamo lottare continuamente contro la cooptazione del nostro movimento.
Nel febbraio di quest'anno, i colombiani hanno ottenuto l'eliminazione del «reato di aborto» dal codice penale. Per più di due anni, con i giovani colombiani come protagonisti, sono scesi in strada per lottare per questa causa. La vittoria, che va celebrata, è certamente incompleta: l'aborto continuerà a essere un reato oltre le 24 settimane. Sanno che la loro lotta continua, soprattutto a causa di un sistema sanitario privatizzato e sottofinanziato.

 

L'oppressione e lo sfruttamento di genere

L'oppressione di genere fa ricadere il peso del lavoro domestico e salariato in modo schiacciante su coloro che hanno capacità riproduttive. Nella società capitalista odierna, il costo della riproduzione dei lavoratori ricade pesantemente sulla sfera domestica, e in particolare sulle spalle delle donne della classe operaia: l’assistenza sanitaria, l’assicurazione, il cibo e, sempre più spesso, l'istruzione non sono pagati dal regime che richiede lavoratori salariati, ma dai lavoratori stessi. Come abbiamo spiegato: «Il sistema capitalista vuole avere tutto: vuole che le donne abbiano figli per riprodurre la forza lavoro (per questo regolamenta pesantemente i diritti riproduttivi) ma non vuole pagare il costo della riproduzione sociale della forza lavoro». E in ogni nuova crisi del capitalismo, alle donne vengono imposti nuovi oneri nell’ambito del lavoro salariato e del lavoro di cura.
Il diritto all'aborto e alla salute riproduttiva sono richieste democratiche minime per le quali dobbiamo lottare e per le quali possiamo vincere. Sono anche legati alla lotta per l'assistenza sanitaria gratuita e universale negli Stati Uniti. Questo diritto deve essere una realtà per tutti e contribuisce alla lotta contro il razzismo e la discriminazione, poiché sappiamo che le donne nere e immigrate hanno meno accesso ai servizi sanitari di base.
Tuttavia, non dobbiamo illuderci nel pensare che l'oppressione sarà sradicata sotto il capitalismo. Le oppressioni non sono naturali o biologiche, ma sono riprodotte o create dai rapporti di produzione. L'oppressione di genere sotto il capitalismo è il risultato di un regime di riproduzione sociale che sostiene l'attuale macchina per il profitto basata sul lavoro salariato. Entrambe le forme di lavoro sfruttato, salariato e non, sono necessarie per la continua espansione di questo sistema. Solo con il rovesciamento del capitalismo e la riorganizzazione del lavoro produttivo e riproduttivo sotto un governo operaio sarà possibile risolvere definitivamente il problema dell'oppressione.


Non fidatevi dei Democratici: per un movimento femminile indipendente! 

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