Appello a tutti gli iscritti ai Giovani Comunisti contro la svolta di governo, per un rilancio della struttura dei Giovani Comunisti
La crisi dei Giovani Comunisti, la necessità della Conferenza nazionale
Sono passati ormai più di tre anni dall'ultima Conferenza nazionale dei Giovani Comunisti: ad oggi non si sa ancora nulla di preciso circa il quando e il se verrà svolta. Le richieste che, in tal senso, sono state fatte negli organismi nazionali non hanno ancora ricevuto una risposta precisa. I precedenti ci dicono che c'è il rischio che, ancora una volta, la Conferenza venga rimandata ignorando lo Statuto: è quello che è già successo in passato, quando, nonostante le richieste che venivano da tanti iscritti, la conferenza è stata posticipata di ben 7 anni (!).
Eppure le strutture e gli organismi dirigenti dei Gc vivono un momento di profonda crisi, che rende urgenti la consultazione e il coinvolgimento di tutti gli iscritti. Dall'ultima conferenza nazionale dei Gc si è venuto sempre più accentuando il processo di "svuotamento" delle strutture giovanili del partito. Nella gran parte delle regioni, nonostante il regolamento nazionale Gc preveda l'elezione di coordinamenti regionali e di un coordinatore regionale, questo è avvenuto di rado: in molte regioni non sono mai stati eletti né coordinamenti regionali né coordinatori regionali. Così, nella maggioranza delle federazioni, i coordinamenti provinciali non sono attivi o non vengono convocati e gli attivi degli iscritti sono rarissimi, con il conseguente vuoto di iniziativa politica.
Emblematico è il caso di Milano - dove non a caso si è recentemente svolta una conferenza straordinaria -: in una delle federazioni con più iscritti per due anni è mancata la figura di un coordinatore provinciale dei Gc e il coordinamento non è mai stato convocato: questo si è tradotto in un vuoto assoluto di presenza e intervento dei Gc stessi nella metropoli. Ma molti di noi riscontrano una situazione sostanzialmente uguale nelle gran parte delle altre federazioni: assenza di un reale coordinatore o di un effettivo coordinamento.
Similmente, il Coordinamento nazionale Gc si è rivelato un organismo meramente formale, svuotato di compiti dirigenti e sganciato totalmente dalle realtà locali: le riunioni di questo organismo sono risultate puramente autoreferenziali; non è mai stato mandato un resoconto agli iscritti né vengono pubblicati su Liberazione interventi e ordini del giorno messi ai voti; non pochi membri dello stesso si sono passivizzati o hanno lasciato il partito. Di fronte allo svuotamento di questo organismo, tutte le decisioni, di fatto, vengono prese nell'Esecutivo nazionale, un organismo ristretto che esclude dalla gestione dei Gc la gran parte delle minoranze del partito (è composto solo da rappresentanti della maggioranza bertinottiana e dell'area Erre).
La crisi organizzativa è specchio di una crisi politica
La crisi delle strutture e il vuoto d'attività politica dei Gc si sono venuti accentuando da quando, più di un anno fa, la maggioranza dirigente del nostro partito ha avviato il percorso di avvicinamento all'Ulivo in vista dell'alleanza di governo. L'adesione del Prc all'Unione, la scelta di entrare a far parte di un probabile futuro governo Prodi, a fianco dei banchieri e di Confindustria, è stata pienamente sostenuta anche dalla maggioranza dirigente dei Gc. Come per il partito nel suo insieme, questo si è tradotto, anche per i Gc, in una netta rottura con le ragioni dei movimenti degli ultimi anni, dei tanti giovani lavoratori costretti a vivere tra disoccupazione e precarietà, degli studenti che subiscono lo smantellamento dell'istruzione pubblica.
Non è un caso se i Gc, che precedentemente avevano investito in maniera acritica nella disobbedienza, hanno visto una rottura anche con i disobbedienti e con le altre componenti del movimento - all'indomani della "svolta governista"; non è un caso se i tentativi di creare un intervento all'interno del movimento studentesco sono naufragati in seguito alla decisione di entrare a far parte di un governo a fianco di Berlinguer e De Mauro; non è un caso se nessun tipo di intervento è stato fatto in relazione alle condizioni lavorative delle nuove generazioni, costrette a subire i drammi della precarizzazione.
Il vicolo cieco del governismo
Le lotte e i movimenti di questi anni, con l'entrata del Prc in un futuro governo, si vedranno privati di un possibile referente per un'alternativa di sistema: il coinvolgimento del nostro partito nella prospettiva dell'alternanza coi liberali servirà per coprire a sinistra il ritorno alla concertazione. Già oggi i Gc subiscono gli effetti di questo tradimento delle ragioni dei movimenti. Dopo aver celebrato l'apertura al movimento quale svolta radicale del Prc, le relazioni coi movimenti si sono venute progressivamente sfaldando: la varie assisi del movimento non vedono più una presenza, nemmeno simbolica, dei Gc; veniamo accusati di essere i "complici" di Prodi e dei nemici dei movimenti; la svolta non-violenta si è tradotta in una rottura "violenta" per usare un gioco di parole con i settori più radicali del movimento.
La possibilità di intercettare il disagio studentesco - e di contribuire alla creazione di mobilitazioni in questo ambito - è stata stroncata dalla decisione di sedersi accanto a chi ha già annunciato che non intende mettere in discussione le decisioni dei precedenti governi di centrosinistra, che hanno aperto la strada alla Moratti. Di più: D'Alema e Rutelli hanno in più occasioni chiarito che un futuro governo dell'Unione non porterà sostanziali modifiche nemmeno ai decreti della Moratti stessa, finanziamenti alle scuole private compresi. E' ovvio che, se già oggi i Gc incontrano difficoltà di interlocuzione con studenti medi e universitari, domani diventerà impossibile lottare per la difesa della scuola e dell'università pubbliche nel momento in cui si sarà complici diretti dello smantellamento delle stesse.
Anche sul versante della lotta al lavoro precario, che riguarda la vita di tanti giovani, l'Unione ha le idee chiare. Non solo è stato proprio il centrosinistra, con il famigerato Pacchetto Treu, ad introdurre in Italia il lavoro precario, ma anche oggi non si pone in discussione la struttura portante della legge 30 voluta dal governo Berlusconi: le uniche misure che il centrosinistra annuncia riguardano alcuni aspetti della "Riforma Biagi" assolutamente marginali e che, soprattutto, non interessano al padronato (lavoro a chiamata e Job sharing). I Gc, anziché rendersi rappresentanti degli interessi dei giovani lavoratori, rischiano di essere visti quali complici degli sfruttatori, che tentano di far fronte alla crisi del capitalismo con il taglio del costo del lavoro.
E' necessaria un'altra prospettiva
La possibilità di un rilancio dei Gc passa anzitutto attraverso un cambiamento netto della rotta politica intrapresa all'indomani dell'accordo di governo col centrosinistra. Ogni ipotesi di blocco politico coi liberali, ogni alleanza di governo con chi rappresenta gli interessi della borghesia devono essere rigettati da un'organizzazione, come quella dei Gc, che si propone invece di difendere le ragioni delle nuove generazioni scese in campo per un altro mondo possibile.
I Gc devono battersi per la difesa dell'autonomia di classe degli studenti, dei giovani lavoratori, dei movimenti: i liberali dell'Unione (maggioranza Ds e Margherita anzitutto) rappresentano gli interessi di Montezemolo e di Confindustria, cioè del capitalismo italiano. Per questo, non possono che essere, insieme a Berlusconi, la controparte delle nostre lotte, mai i nostri alleati. O si sta con Prodi e Montezemolo, o si sta coi tanti giovani precari e studenti che chiedono un altro mondo possibile. C'è un solco di classe in mezzo.
Di contro alla prospettiva devastante della collaborazione di classe, occorre che i Gc intervengano in tutte le mobilitazioni, in tutti i luoghi di lavoro, nei sindacati, nei collettivi studenteschi per cercare di coniugare le rivendicazioni immediate ad una prospettiva anticapitalista. Solamente abbattendo il capitalismo sarà possibile sconfiggere la precarità, difendere la scuola pubblica, offrire uno sbocco ai movimenti.
Al di là delle diverse appartenenze, per il rilancio dei Gc
Nonostante la vittoria della linea governista al VI Congresso nazionale del Partito, ventimila iscritti del partito - pur collocati su mozioni diverse - hanno espresso la propria ostilità alla svolta governativa del Segretario (il 40% dei votanti, forse la maggioranza dei militanti). Non solo: dopo la fine del Congresso, con la farsa delle primarie e l'accelerazione della trasformazione del Prc in mera appendice dei liberali dell'Ulivo, anche nella base di coloro che hanno votato a favore della svolta governista sono nati malumori e disillusioni.
E' un risultato importante, che ci dice che non tutto è perso. I compagni e le compagne che hanno espresso, in forme diverse, la loro contrarietà all'alleanza di governo sono soprattutto giovani. Anche per questo è urgente una Conferenza nazionale dei Gc: per chiedere che tutto il Partito rinunci a sostenere il governo di Montezemolo e si impegni sì a cacciare Berlusconi, ma dal versante delle lotte; a garantire un'opposizione comunista in Italia a tutti i governi della borghesia, siano essi di centrodestra o di centrosinistra.
Per questo, chiediamo alla maggioranza dirigente dei Gc di avviare fin da subito la Conferenza nazionale dei Gc. Inoltre, facciamo appello sia ai tanti compagni che hanno votato le cosiddette mozioni critiche sia alla base disillusa della maggioranza per impegnarci ad una battaglia comune per garantire l'opposizione comunista in Italia, affinché il partito rompa con l'Unione e si impegni nella costruzione di un polo di classe anticapitalista, alternativo sia al centrodestra che al centrosinistra. E' necessario dire con nettezza che siamo contrari alla svendita di tanti anni di mobilitazioni. Anche per questo, è grave che i dirigenti dell'area Erre facciano ancora parte dell'Esecutivo nazionale dei Gc (che oggi si basa su un blocco delle aree Bertinotti ed Erre).
Forse la Conferenza dei Gc rappresenta l'ultima occasione per tentare di interrompere il percorso che si è avviato di totale dissoluzione delle ragioni di classe del Prc. Se i tanti giovani militanti del nostro Partito uniranno le forze per fare una proposta realmente alternativa a quella della maggioranza dirigente, per chiedere al partito di garantire l'opposizione comunista in Italia, la crisi dei Gc potrà non essere irreversibile. In questa fase, qualsiasi titubanza, qualsiasi posizione che non ponga con nettezza la contrarietà a qualsiasi forma di sostegno ad un futuro governo Prodi (fosse pure un sostegno esterno -come propone Grassi- o "valutato di volta in volta in parlamento" come propongono Cannavò e Malabarba) non può che essere un regalo al padronato, che vuole inglobare il Prc nel suo progetto liberale.
Primi firmatari:
Fabiana Stefanoni (Coordinamento nazionale Gc), Nicola di Iasio (Coordinamento nazionale Gc), Roberto Angiuoni (Gc Roma), Francesco Fioravanti (Gc Roma), Tiziano Latini (Gc Roma), Lenoardo Spinedi (Gc Roma), Giuseppe Guarnaccia (Gc Salerno), Alberto Faccini (Coor. reg. Gc Abruzzo), Alessandro Mazzolini (Coordinatore Gc Cremona), Mirko Seniga (Gc Cremona), Sabrina Volta (Gc Cremona), Pasquale Gorgoglione (Gc Barletta), Nicola Filannino (Gc Barletta), Nicola Morfino (Gc Bari), William Sanna (Coordinatore Gc Cagliari), Luigi Pisci (Gc Cagliari), Lerec Liverani (Coordinatore Gc Forlì), Enrica Franco (Gc Pesaro), Davide Margiotta (Gc Pesaro), Davide Persico (Gc Latina), Carmelo Ingegnere (Gc Messina), Francesco De Simone (Gc Cosenza), Vittorio Sacco (Segretario Circolo universitario Cosenza), Cesare Romagnino (Gc Catanzaro), Alessandro Leni (Gc Genova), Daniele De Luca (Gc Imperia), Giovanni Ivan Alberotanza (Chieti), Gabriele Sandri (Gc Torino), Alessandro Turco (Gc Torino), Cristian Nobili (Gc Milano), Giacomo Petrini (Gc Firenze), Filippo Pangallo (Gc Bologna), Fabrizio Guffanti (Gc Varese), Gabriel Polo (Gc Treviso), Cristina Clemente (Gc Pisa), Cristiana Boscarelli (Gc Napoli), Danilo Trotta (Gc Napoli).